Zia Concetta e papà

L’effetto “livella” della morte l’ho imparato da piccolo, alla morte di un mio vecchio zio, mezzo alcolizzato, nulla facente (anzi nò, qualcosa la faceva, ogni tanto picchiava moglie e figli)  grazie a un bel manifesto listato con su scritto “dopo una vita dedicata alla famiglia e al lavoro, serenamente come visse si è spento eccetera eccetera”.
Dite che così non vale? Non lo so. Quello che so è che mia zia per anni ogni domenica è andata al cimitero con la sua brava sediolina pieghevole e ha allietato il deceduto consorte con ingiurie, sberleffi e anatemi di ogni tipo.
Dite che così non serve a niente? Non lo so. So che a un certo punto la zia l’abbiamo soprannominata Highlander. E che è stata l’ultima dei Moretti della sua generazione a morire, quando i 90 anni li aveva già lasciati alle spalle da un pezzo.
Zia Concetta era un personaggio unico e con le sue sotrie di vita si potrebbe scrivere un’enciclopedia. Con papà, il più piccolo dei fratelli, (è quello che vedete nel disegno), c’era stato una volta un siparietto tragicomico di quelli che sembrano usciti dalle commedie di Eduardo.
Scena. Letto di morte di zia Maria. Personaggi. Papà che piange inconsolabile la sorella a cui era particolarmente legato. Zia Concetta. Che arriva claudicante. Abbraccia papà. Piange. Lo abbraccia più forte. Gli dice “Pascà, simme rimasti io e te, mò devi morire solo tu”. Papà che la spinge via, si tocca là dove non batte il sole e le risponde “Cuncé, ma pecché, nun può murì primme tu, ca tieni vintanne cchiù é me?”.
Se avesse potuto, credo che anche zia Maria sarebbe scoppiata a ridere. Di certo non se la prese per la risata che si propagò presenti.
Perché vi racconto tutto questo? In primo luogo per ricordare papà, che era davvero una grande anima anche se io non l’ho mai capito fino in fondo fino a quando non c’è stato più. E poi perché questa storia a Natale in un modo o nell’altro in famiglia ce la raccontiamo sempre. E quest’anno mi piace raccontarla anche a voi. Tanto, se non la volete sapere, potete anche cliccare da un’altra parte. Tanto io non mi offendo. Noooo.

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