Le funzioni del dirigente

L’efficacia di un’organizzazione è data dalla sua capacità di raggiungere gli obiettivi prefissi, l’efficienza dalla sua capacità di soddisfare le esigenze espresse da ciascun componente in quanto parte del sistema cooperativo.

L’autorità del dirigente, o del manager, non può che essere a propria volta formale, legittima, discreta, forte solo in quanto capace di attivare processi di cooperazione e ottenere consenso da parte di chi è destinatario del comando e deve all’occorrenza eseguirlo.

Per essere eseguito l’ordine deve essere comprensibile, consono ai fini dell’organizzazione, compatibile con gli interessi legittimi delle persone che devono eseguirlo, eseguibile da parte delle persone a cui è diretto.

Dal momento che la coercizione non è in nessun caso una risposta alla mancanza di autorità e non genera consenso, chi dirige non può essere un burocrate che impone ordini a dei meri esecutori di compiti, ma un manager dotato di senso di responsabilità, in grado di determinare chiaramente i fini dell’organizzazione, di garantire le risorse per il suo funzionamento, di assicurare un corretto e efficiente sistema di comunicazione, di gestire il rapporto tra contributi (ciò che chi lavora dà all’organizzazione ) e incentivi (ciò che chi lavora riceve dall’organizzazione) in maniera tale che si allarghi la disponibilità delle persone a rispondere alle indicazioni che si ricevono.

Così scriveva Chester I. Barnard alla fine degli anni 30 del secolo breve con l’occhio rivolto naturalmente al mondo dell’industria (Le funzioni del dirigente: organizzazione e direzione, Introduzione di Franco ferrarotti, UTET, Torino).

E nel mondo dell’università e della scuola oggi?
E le funzioni dei rettori, dei presidi di facoltà e di corso di studio, dei dirigenti scolastici?

Forse non sarebbe male discuterne.

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