Una fabbrica di connessioni

Alla mia età le principali o le hai imparate o le hai imparate. La vita accade. Ti toglie e ti dà.  Quelli più allenati sanno prendere meglio ciò che viene loro dato. E sanno accettare meglio ciò che viene loro tolto. Proprio così. Quelli allenati sanno. Nel senso di conoscono. Nel senso di  sono consapevoli. In tutti i sensi.
Naturalmente non è mai facile. C’è sempre un dolore che quando capita a te ti sembra particolarmente ingiusto e inaccettabile. C’è sempre qualcuno meno bravo e più fortunato di te. C’è sempre qualcosa che tu avevi pensato  e qualcun altro è riuscito a realizzare. Quelli allenati non vivono fuori dal mondo. E’ che hanno definito un diverso ordine di priorità.  Cercano ancoraggi. Volti. Storie. Senso. Significato. Quando non li trovano? Aspettano che passi la nottata, perché alla loro età che la nottata passa o l’hanno imparato o l’hanno imparato.
Sapete cosa ha risposto Antonio Tubelli, in tempi lontani buon dirigente sindacale  oggi eccellente cuoco, alla figlia che in qualche modo lo “rimproverava” di aver lavorato una vita senza aver messo da parte una lira? Che invece le lasciava qualcosa che vale davvero, come “un po’ di rapporti con un po’ di bella gente”. E come dimenticare la gioia  di quella sera a via Caracciolo, quando Salvatore Veca mi rivelò che le nostre vite possono dirsi tanto più degne di essere vissute quanto più ampie sono le relazioni e le connessioni che riusciamo a determinare con altri esseri, come noi, umani.
Quando presentammo il suo meraviglioso libro, Dell’Incertezza (Feltrinelli, 1997), volli intitolare il mio piccolo intervento proprio “Delle connessioni” come omaggio alla sapienza così diversa e così uguale di Antonio e Salvatore.
Lo so che ve ne siete accorti, ma per me la forza di Enakapata sta prima di tutto nel suo essere una fabbrica di connessioni. Questo blog ne è una piccola grande testimonianza. Le mie fatiche hanno senso per questo. E di questo sono sinceramente e profondamente grato a ognuna/o di voi.

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