Tecnologie in classe

“Or che bravo sono stato, posso fare anche il bucato?” Chi lo ricorda? Erano ancora gli anni di “Carosello” e uno strano omino tuttofare faceva irruzione nelle case di milioni di italiani di ogni età, sesso e ceto sociale.

Per molte famiglie fu probabilmente il primo approccio con il robot, ma di lì a poco la realtà si sarebbe ancora una volta incaricata di superare la fantasia, almeno quella rappresentata in quello spot pubblicitario.

Vennero così gli anni d’oro della robotica e dei suoi esperti, dominatori incontrastati di meeting e convegni di mezzo mondo. Il Paese “dove il dolce sì suona” ancora una volta si divise. Certo non con la ferocia che contrappose i Guelfi e i Ghibellini. Né con la passione che separò le schiere di Bartali da quelle di Coppi. Ma lo scontro ci fu. Tanti lo ricordano impegnativo. E a tratti persino duro.

Tra i più ottimisti c’erano quelli che… “l’avvento dei robots avrebbe garantito un salto di civiltà e reso la vita più agevole a decine di milioni di persone in tutto il mondo”. Al polo opposto quelli che… “tanti posti di lavoro sarebbero andati in fumo e molte aziende sarebbero state costrette a chiudere”.

Come è finita? Come (quasi) sempre accade: ciò che è successo per davvero forse non ha dato ragione agli ottimisti, ma assomiglia comunque assai poco a quel che immaginavano i pessimisti, mentre nuovi dilemmi e nuovi miti hanno presa rapidamente il posto di quelli precedenti.

Il fatto è che le tecnologie sono delle strane cose che cambiano l’arredo del nostro mondo.

Come ha raccontato il filosofo Salvatore Veca citando Virginia Woolf, è come se vivessimo tutte le sere in una stanza diversa, o tutte le sere rientrassimo nella nostra stanza, una stanza tutta per noi, e la trovassimo riarredata; è il continuo equilibrio e squilibrio che fa parte del fatto che siamo nella storia, tra quanto permane e quanto varia.

In tutto questo la scuola e l’università hanno naturalmente un ruolo molto importante, e sono dunque non a caso tra i luoghi privilegiati di sperimentazione di tecnologie e metodologie innovative.

Facciamo un esempio? Meglio due.

Il primo si riferisce a QuickTime 2, il programma basato sulla tecnologia RSS (Really Simple Syndication) che, come scrive Giovanni Mometto su Smile.it, sarà lanciato dalla Apple in via sperimentale in alcune università europee nel corso della prossima primavera e consentirà agli insegnanti di registrare le proprie lezioni in formato digitale audio e video, caricare le slides visualizzate in aula, le annotazioni e tutti i compiti assegnati agli studenti alla fine della lezione, trasformandoli in files digitali.

Si tratta di una tecnologia – aggiunge ancora Mometto – molto simile al sistema di informal learning che l’università di Stanford ha già avviato in via sperimentale negli Stati Uniti, sempre in collaborazione con la Apple, che è in grado di distribuire gratuitamente i files contenenti le lezioni dell’università, gli eventi organizzati nel campus, letture di libri, registrazioni di brani musicali eseguiti dagli studenti e, via podcast, anche le partite della squadra universitaria di football. Un secondo sito è invece dedicato ai soli studenti autorizzati per scaricare tutti i materiali multimediali realizzati dagli insegnanti a supporto dei corsi.

Il secondo esempio si riferisce invece a SOS studenti, l’ambiente per l’apprendimento online di supporto alla didattica ordinaria realizzato da Puntoedu che scommette sulla possibilità che “l’attitudine diffusa tra le nuove generazioni all’uso delle nuove tecnologie, la possibilità di studiare in ambienti e con tecnologie digitali, possa rendere l’esperienza formativa estremamente coinvolgente, accrescendo la motivazione degli studenti e il loro grado di partecipazione al processo formativo”.

Come si legge sul sito, sono oltre 300 attività di apprendimento ideate da esperti, docenti universitari ed insegnanti.

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