Gnerre, Potecchi, Pirone, Casillo

enakapata3Edmondo Gnerre: Complice l’essere fresco di un viaggio a Tokyo, la lettura di Enakapata  è stata estremamente interessante. L’ho acquistato dopo la presentazione fatta a Benevento e l’ho letto tutto d’un fiato in poche ore: prima a Milano durante l’attesa per il rientro a Napoli (con due ore di ritardo), poi al mare, sulla spiaggia di Paestum. Ho apprezzato soprattutto la freschezza del linguaggio e l’acuta osservazione del Giappone, che è davvero un altro pianeta!

Alessia Potecchi: Ho trovato Enakapata interessante, fresco e originale. Non soltanto per i contenuti ma anche per la stesura grafica di diario incrociato e alternato, dove si intersecano molto bene le diverse esperienze dei due autori durante il viaggio in Giappone: quella di Vincenzo, incentrata sul discorso professionale e quindi legata alla ricerca, e quella di Luca, che ci fa immergere nella storia e nella cultura nipponica con una descrizione di storie e luoghi visti con gli occhi da ragazzo.
Un diario giapponese che riesce a fondere originalità ed intelligenza, situazioni e personaggi creando pagine che attirano, coinvolgono, stupiscono, fanno vivere  in prima persona il viaggio dei protagonisti.
Nel titolo, originalissimo, è racchiuso gran parte del significato di questa pubblicazione: “Enakapata” una parola nippo-napoletana, inventata dagli autori, che vuol dire “una capocciata”, una cosa da urlo, che stupisce e che è fuori dall’ordinario. Proprio partendo dal titolo vorrei analizzare alcuni aspetti che ho trovato belli ed interessanti.
Come dicevo, lo stupore che accompagna questo viaggio è di due tipi:
il primo, di carattere scientifico e tecnologico, ci permette di conoscere la realtà di questo super-centro di ricerca, il Riken, dove si è a contatto con gli strumenti e macchinari giusti per fare ricerca con una quantità di risorse e una qualità di risultati impensabili qui da noi in Italia. Lascia davvero a bocca aperta l’organizzazione giapponese in materia di ricerca: rispettare le regole, privilegiare la qualità, l’autonomia, la capacità di assumersi delle responsabilità importanti e premiare il merito ad ogni livello della scala gerarchica, insieme al confronto, al gioco di squadra di chi ha la capacità di collaborare ed interagire con altri team. Una realtà che ci stupisce e che dà una grande lezione al nostro paese ma anche all’Europa per quanto riguarda le risorse e gli investimenti dedicati alla ricerca. Incredibili le interviste fatte da Vincenzo per i contenuti, la descrizione di scenari lontani anni luce da noi e dalle possibilità così poco incoraggianti date ai nostri giovani ricercatori che, pur essendo spesso molto bravi, sono costretti a cercare lavoro all’estero. Segnalo inoltre la storia della Serendipity cioè dell’importanza del dato imprevisto e anomalo che diventa strategico nel progresso scientifico, proprio come racconta Carninci in una delle interviste.
Poi c’è l’altro tipo di viaggio, la “capocciata” di Luca che va alla scoperta delle meraviglie e delle curiosità della cultura giapponese. E ancora una volta lo stupore, il fatto straordinario, ci fa vivere la storia del Giappone anche qui con i suoi aspetti e le sue realtà così distanti dai nostri luoghi a dal nostro quotidiano. Belle e intelligenti le descrizioni della vita in Giappone, dei suoi monumenti e tesori ricchi di arte e storia millenaria. Ma anche molto coinvolgenti e divertenti gli aspetti che riguardano i negozi, lo shopping e la cucina giapponese.
Trovo poi che nel libro ci sia molto, anzi moltissimo, di Vincenzo, della sua storia personale, della sua esperienza professionale e del suo impegno nel sindacato.
Trovo che questo aspetto sia molto bello; quando in un libro come questo, che descrive un viaggio, emerge così bene e così forte la storia di chi scrive vuol dire che il lavoro è un lavoro ben fatto, fatto e scritto con il cuore, come tutto quello che Vincenzo fa. Ne esce uno spaccato di vita e storia personale dove c’è un grande amore per le proprie origini e per la propria terra. La sua Secondigliano che porta sempre con sè. E poi la sua famiglia, molto commovente quando parla di suo padre e dei suoi insegnamenti. Viene poi fuori il Vincenzo sindacalista che ha a cuore il lavoro e la condizione dei lavoratori proprio a partire dalla realtà della sua terra. Ci viene qui in mente, visto che Vincenzo dirige un’importante sezione della Fondazione Di Vittorio, proprio Giuseppe Di Vittorio e il suo insegnamento. Nella sua lunga militanza e nel suo impegno che lo hanno portato ai vertici del sindacato non ha mai dimenticato, nei suoi scritti e nella sua azione, la sua terra del Sud dov’è nato e cresciuto e non ha mai dimenticato la sua gente, l’ha sempre portata con sè. Accanto a questo aspetto ho ritrovato poi nel libro l’ironia bellissima di Vincenzo, la sua semplicità e modestia e poi una caratteristica importante che ci accomuna: il tifo sfrenato per l’Inter.
Questo è quello che io ho colto in questo libro, viaggiando con gli autori pagina dopo pagina.

Francesco Pirone: Un diario di viaggio doppio, nel senso che il libro, scritto a quattro mani, alterna le pagine dei diari di viaggio dei due autori, padre e figlio, che vivono insieme. I diari iniziano dal difficile quartiere di Secondigliano a Napoli, per poi svilupparsi attraverso il racconto dell’esperienza di viaggio in Giappone che per Vincenzo, il padre, è l’occasione per raccogliere materiali per uno studio sociologico sull’organizzazione di un centro di ricerca d’eccellenza mondiale – il Riken – dove lavora il premio Nobel per la chimica Ryoji Noyori. Per Luca, il figlio, invece, è l’occasione per approfondire il suo interesse per la cultura giapponese e per supportare, moralmente e soprattutto praticamente, il padre nella sua impresa. La redazione del diario diventa l’occasione, attraverso il tipico sguardo comparativo dei viaggiatori, per riflettere e mettere a confronto la terra di partenza – Napoli e l’Italia – con quella d’arrivo – Tokyo e il Giappone. Ma il libro offre di più. Propone un doppio sguardo, parallelo, che è indicativo non solo di un diverso interesse verso la cultura nipponica, ma forse anche di una diversa sensibilità generazionale: da una parte il figlio che, da cultore della civiltà nipponica, si sofferma sulle tradizioni e sulle pratiche di vita contemporanee che osserva nei diversi ambienti di Tokyo; dall’altra parte, il padre che, da ricercatore sociale, osserva il Giappone soprattutto attraverso il filtro della sua ricerca sull’organizzazione dei centri di ricerca d’eccellenza e sul ruolo che in essi ha la serendipity. Nel racconto, tuttavia, emergono le personalità dei due autori, la loro umanità e il loro modo di approcciare il viaggio e il confronto, non sempre facile, con la propria e le altre culture, in una narrazione della vita quotidiana dove si evidenzia chiaramente la centralità di internet, sia per le pratiche di lavoro, sia per la cura dei rapporti personali.
on Quaderni d’altri tempi

Antonio Casillo: Un racconto di parallelismi. Un diario di viaggio e lavoro. Di leggerezza e contenuto. L’Italia e il Giappone, Secondigliano e Tokio. Padre e figlio, l’integrazione e la sorpresa. Sparta e Atene, ma anche l’essere ed il poter essere. La ricerca e la scoperta serendipitosa. Collaborazione e competizione.
Enakapata è un continuo incitare al nesso. Alla ricerca dell’insight, del collegamento illuminante, che si svela senza mai preavviso, ma solo a chi lo cerca con caparbietà e lucidità. Con intraprendenza, ma con organizzazione.
Chi nun tene curaggio …

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