Laurea offresi (Falsi con lode)

“L’Università italiana ‘riformata’ si è dimostrata ampiamente competitiva con l’Accademia di Lagado di Jonhatan Swift.
Si pensi alle varie modulazioni delle “Scienze per la pace” o ai Corsi di Studio incentrati sul “verde ornamentale” sui “parchi ed i giardini” o sul ”paesaggio”, oppure, più specificatamente, a “Scienze del fiore e del verde” (Università di Pavia), a “Scienza della produzione e della trasformazione del latte” (Università di Milano), alle “Scienze equine” (Università di Parma), a “Scienze dell’allevamento, dell’igiene e del benessere del cane e del gatto” (Università di Bari), a “Tecniche per l’allevamento del cane di razza e educazione cinofila” (Università di Pisa), a “Filosofia delle forme” (Università di Udine), a “Scienze della mediazione linguistica per traduttori e dialoghisti cinetelevisivi” (Università di Torino), a “Scienze e tecnologie del fitness e dei prodotti per la salute” (Università di Camerino), a “Scienze del turismo alpino (Università di Torino)”.

Parte così Salvatore Casillo, professore ordinario di sociologia industriale all’Università di Salerno e direttore del Centro Studi sul Falso, per presentare la ricerca “Laurea offresi (falsi con lode”).
Un pò di numeri ci aiuteranno a comprendere meglio di cosa stiamo parlando: “81 università dislocate, tra “sedi centrali” e “poli decentrati”, in 336 località, 543 Facoltà, 3.063 Corsi di Studio, 60.678 docenti di ruolo (19.238 ordinari, 18.832 associati, 22.680 ricercatori, 1.158.470 iscritti, dei quali 335.084 al primo anno”.

“Con la cosiddetta riforma c’è stata una sorta di moltiplicazione dei pani e dei pesci delle università e dei corsi di laurea, al punto che la stessa Corte dei Conti si è sentita in dovere si segnalare «L’incremento del numero delle istituzioni universitarie non statali – ha segnalato l’organismo di controllo – , in particolare di quelle che utilizzano per le attività di insegnamento le nuove tecnologie dell’informazione (c.d. università telematiche), in via di accentuazione negli ultimi tempi, costituisce un fenomeno che appare non adeguatamente presidiato”.

“Da segnalare ancora il gran proliferare di convenzioni di agevolazione dei percorsi di studio che al 30 aprile 2006 risultavano essere state sottoscritte da 46 Atenei ed ammontavano a 127 (83 erano state stipulate da 39 Università statali, 12 da 3 Università private promosse da soggetti pubblici, 15 da 2 Università non statali promosse da soggetti privati, 17 da 2 Università telematiche). Ben 48 di queste convenzioni contemplavano la possibilità di riconoscimento di crediti formativi universitari che raggiungevano e/o oltrepassavano la soglia delle 100 unità rispetto ai 180 previsti per la laurea breve”.

Una prima possibile conclusione?
“Le riforme sono una cosa seria, soprattutto quando riguardano un ambito strategico come l’istruzione universitaria. Richiedono strategia, chiarezza di obiettivi, rigore, competenza, disinteresse. L’auspicio è che la pausa di riflessione avviata dal Ministro Mussi sia il preludio al drastico mutamento di rotta necessario. Naturalmente non per tornare indietro. Per fare almeno qualche passo nella giusta direzione”.

A Sabato Aliberti, ricercatore del corso di studio in sociologia dell’Università di Salerno, è toccato invece indagare il ruolo e il lavoro del Comitato di Valutazione del Sistema Universitario. Lei ha definito i valutatori gli “hobbit della Terra di Mezzo”, ci aiuti a capire perché.
“Non è facile spiegare brevemente, e senza correre il rischio di renderla banale, la complessa e faticosa attività di valutazione svolta dall’organismo nazionale di valutazione, relativa alla verifica del possesso dei requisiti minimi nelle Università di nuova istituzione.
Diciamo che il ruolo che, l’Osservatorio prima ed il Comitato dopo, hanno avuto nei confronti delle Università durante il processo di costruzione di sistema di qualità della formazione universitaria, è stato più un ruolo di accompagnamento piuttosto che di controllore del processo.
Provo a spiegarmi meglio con un breve esempio. La Libera Università non Statale “S. Pio V” di Roma nella sua proposta di istituzione (1996) prevedeva una Facoltà di Scienze Politiche e l’attivazione di 1 corso di laurea in Scienze politiche, indicando come organico a “regime” la presenza di 15 professori tra ordinari e associati, 6 ricercatori, 11 docenti a contratto, 4 tutors ed un lettore di lingua inglese. L’osservatorio giudica congrua tale proposta e valuta positivamente l’istituzione dell’Ateneo.
Il primo anno del corso di laurea in Scienze Politiche viene attivato il 1° novembre del 1997 (un anno più tardi rispetto alle previsioni) con 50 studenti iscritti e nessun docente di ruolo. Alla quinta verifica effettuata nel novembre 2004 (sette anni dopo l’attivazione del corso di laurea in scienze politiche) la situazione relativa al personale docente in servizio, per la sola facoltà di Scienze Politiche, era la seguente: 4 professori di prima fascia, 2 di seconda, 3 ricercatori per un totale di 8 unità. Nel frattempo l’Ateneo aveva attivato altre due Facoltà e 2 corsi di laurea (Interpretariato e Traduzione ed Economia); attualmente dispone di 3 Facoltà e 3 corsi di laurea; ha stipulato, 10 convenzioni con altrettanti Atenei stranieri ed ha attivato in Italia ben 6 Poli didattici; inoltre è convenzionata per il riconoscimento di CFU con 7 Enti e Associazioni. Nell’AA. 2005/2006 ha svolto 8 master”.

La morale della favola?
“L’esistenza di più di 80 strutture universitarie la cui offerta formativa supera i 3000 corsi di studio ha ridefinito il panorama del sistema universitario trasformandolo in una sorta di “Terra di Mezzo”, per citare la famosa saga di Tolkien, in cui vivono una pluralità di popoli ognuno con la propria autonomia, la propria responsabilità e la propria fisionomia senza una comune condivisione di obiettivi. Un luogo in cui la responsabilità è diventata autoreferenzialità e la competitività trasformata in spot pubblicitari leggibili sulle home page delle varie Università. Come agli Hobbit del libro “Il Signore degli Anelli”, al Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario è stato affidato il pesante “fardello”, ma nel nostro sistema universitario ad oggi ancora non esiste una ben definita “Compagnia degli Anelli” che con spirito di cooperazione e collaborazione aiuti gli Hobbit a salvare la “Terra di Mezzo”.

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