A scuola di cucina

Settimana davvero particolare, quella appena iniziata.

Le scuole sono chiuse. Il verbo predominante è mangiare. Il futuro prossimo venturo appare segnato. Inesorabile come il passato (l’omaggio è, come avrete già indovinato, a Jorge Luis Borges e al suo meraviglioso giardino dei sentieri che si biforcano). Non c’è genitore, professore, preside, studente o bidello che possa sottrarsi al grido che si alza da ogni parte d’Italia: tutti a tavola!

Del resto, non è forse vero che quel genio provocatore di Oscar Wilde amava affermare che “l’unico tipo di immortalità a cui aspiro sta nell’inventare una nuova salsa”? Che la grande Virginia Woolf riteneva che “uno non può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non ha mangiato bene”? Che l’immenso William Shakespeare ha scritto che “cattivo cuoco è colui che non sa leccarsi le dita”?

Anche qui a scuola medium questa settimana non possiamo insomma sottrarci alla regola.

Per iniziare, vi riproponiamo un elenco dei piatti, suddiviso per regioni, che non possono mancare sulle nostre tavole: lu rintrocilio (Abruzzo); piccilatiedd (Basilicata); quazunìelli (Calabria); insalata di rinforzo (Campania); panone di Natale (Emilia Romagna); brovada e muset (Friuli venezia Giulia); pangiallo (Lazio); pandolce (Liguria); cappone ripieno (Lombardia); pizza de Natà (Marche); pizza di Franz in brodo (Molise); insalata di carne cruda all’albese (Piemonte); carteddate (Puglia); pabassinas (Sardegna); mustazzoli (Sicilia); brodo di cappone in tazza (Toscana); canederli (Trentino); Panpepato (Umbria); carbonata (Valle d’Aosta); ravioli in brodo di cappone (Veneto).

Continuiamo segnalando che su IT – Schools potete trovare un elenco, suddiviso ancora una volta per regioni, di alcune delle scuole di cucina operanti in Italia (una nelle Marche e in Abruzzo; due in Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Calabria e Sardegna; tre in Lombardia, Liguria, Campania e Puglia; quattro in Veneto e Sicilia; sei in Umbria; sette in Emilia Romagna; nove nel Lazio; diciassette in Toscana).

Che se tutto questo non vi basta ancora potete navigare tra i siti scelti per voi da Wonderlful – Italy o tra i percorsi, le notizie, i corsi, i vini e le ricette online consultabili sul sito della Barilla, su Scuola di Cucina di Roberto Boggio & Alessandro Villarboito, su La Cucina Italiana Online.

Che un sito in casi come questi assolutamente da non perdere è quello di Città del Vino, tutto quanto c’è di meglio per quanto riguarda il nettare degli dei.

E per finire in bellezza (e bontà) ecco una ricetta di sicuro successo per preparare dei magnifici roccocò, dolce natalizio tipico della pasticceria napoletana:
disporre a fontana un chilo di farina e novecento grammi di zucchero;
tostare 400 grammi di mandorle non pelate;
aggiungere alla farina le mandorle, 30 grammi di pisto (spezie varie – chiodi di garofano, cannella, noce moscato, ecc. – che è possibile trovare in negozi specializzati), una noce moscata grattugiata, le bucce di un limone e di un’arancia grattugiata e tre grammi di ammoniaca per dolci;
impastare il tutto con 330 centilitri di acqua molto calda ma non bollente;
far riposare la pasta ottenuta per almeno due giorni avvolta in un panno umido in luogo freddo (in mancanza di alternative, anche il frigorifero va bene);
arrotolare la pasta fino ad ottenere dei rotoli dello spessore di due dita;
fare delle ciambelle e spennellarle con un uovo battuto;
infornare a 200 gradi per una ventina di minuti, fintanto che le ciambelle non diventano ambrate.

Ricordate! Fare bene i roccocò non è per niente facile, ma se seguite alla lettera la ricetta il risultato sarà davvero eccellente.

Provare per credere.

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