Smart Napoli Bay

1. Le vie del PD non si incrociano più con le mie per tante ragioni, ne cito due per tutte in maniera temo troppo sintetica:
non mi piace il modello di partito, così fortemente incentrato sull’uomo solo al comando;
considero inefficace prima ancora che arretrata l’idea di sviluppo proposta per l’Italia, così fortemente incentrata sulla competizione povera, senza visione, missione, strategia.

2. Per me l’Italia ha bisogno di:
più politica industriale e più investimenti privati;
una politica per l’innovazione e la ricerca scientifica;
maggiori investimenti nella scuola, nella formazione, nella conoscenza;
mettere al centro delle sue strategie di sviluppo le città, i distretti, territori italiani;
incentivare e sostenere la transizione delle PMI verso l’economia digitale;
ridefinire la propria identità e la propria mission e determinare il proprio vantaggio competitivo intorno a due concetti fondamentali: qualità e bellezza.

3. Anche nella crisi vince chi innova, chi sa scrutare i segni del tempo, chi sa capire prima degli altri che per competere meglio e crescere di più occorre investire in capitale umano, nuove professionalità e competenze, formazione, ricerca, chi sa scegliere la strada della competizione di livello alto, dello sviluppo che valorizza imprese e territori, città e distretti (culturali, sociali, produttivi) che diventano sempre più competitivi perché sanno sempre più pensare e agire come comunità di interazione che incarnano altrettanti nodi di elaborazione, di comunicazione e di scambio del sapere e del saper fare.
Se il presente si chiama internet delle cose, internet dell’energia, internet delle città, mi sembra evidente che i tag del cambiamento e dello sviluppo sono innovazione, lavoro, persone, qualità.
E’ sulle vie dell’innovazione, del lavoro e dello sviluppo di qualità che l’Italia può fermare il declino, può ritrovare carattere, senso, identità, missione, può riconnettere società e istituzioni, può arginare il deterioramento dello spirito pubblico, può uscire stabilmente dalla crisi, può ritrovare il legame non solo etico ma anche materiale, concreto, pratico che c’è tra lavoro, autonomia e diritti delle persone.
Perché sì, se anche i ragazzi che hanno un lavoro stabile e una retribuzione regolata dal CCNL continuano a vivere con i genitori anche dopo i 30 anni perché proprio non ce la fanno a guadagnare 1100 euro a mese e a pagare affitto, bollette e tutto il resto è ovvio che l’economia non gira e il Paese non cresce.

4. Penso che oggi più di ieri ci sia spazio per un partito di sinistra, come ho scritto altre volte ho detto partito, non movimento, gruppo, società civile, no, no, partito, nel quale naturalmente trovino spazio e iniziativa movimenti, gruppi, società civile, ecc., ma un partito vero, a due cifre, un partito del lavoro, di tutto il lavoro (dipendente, start-upper, artigiani tecnologi e tradizionali, auto impiego, popolo della partita iva, piccole imprese e imprese familiari, che rappresentano, è bene non dimenticarlo, la stragrande maggioranza dell’apparato produttivo nazionale).
Un partito che parli prima di tutto ai più giovani, un partito che non è alternativo al PD, che in un paese moderato come il nostro che il PD sia la forza principale di governo mi sembra la possibilità più auspicabile, piuttosto un partito che lo ‘costringa’ a un’alleanza a sinistra, e lo condizioni sui programmi e sulle cose da fare.
Un partito che abbia un’idea di Paese che dà più valore al lavoro e meno valore ai soldi, più valore a ciò che sai e sai fare e meno valore a ciò che hai, e che lavori e contribuisca a formare una classe dirigente in grado di sostenere questa visione.
Un partito che percorre con coerenza e pazienza questa strada e così toglie voti all’astensionismo, alla sfiducia, alla defezione, all’idea che la politica è una cosa sporca, che se paghi le tasse e lavori sei un fesso e se invece hai i soldi sei uno buono, indipendentemente da come li hai fatti, i soldi.

5. Napoli, con la sua area metropolitana, è naturalmente, per me napoletano, parte fondamentale di questo percorso.
Napoli è cultura, umanità, bellezza. Napoli è sapere e saper fare. Napoli è mare. Napoli è la sua Baia, come la racconta il mio amico Francesco Escalona, da Monte di Procida a Sorrento, Capri, Ischia e Procida comprese.
Si, proprio così, Smart Napoli Bay, un’occasione mancata, l’ennesisma, o uno straordinario esempio di Città Metropolitana Intelligente, uno  straordinario incubatore – molitplicatore di innovazione, di lavoro, di qualità, di bellezza.

6. Per me queste cose qui possono entrare da subito in un programma di governo per Napoli e la sua area metropolitana. Sì, da mò, da adesso. E la classe dirigente che si candida a Napoli deve discutere e far discutere la città metropolitana di queste cose, individuando con un percorso il più possibile partecipato le risorse, gli obiettivi, le cose che vengono prima e quelle che vengono dopo, i soggetti che hanno la responsabilità di realizzarle, i risultati attesi.
E insieme a questo la classe dirigente che si candida a Napoli deve avere il coraggio di lanciare una grande campagna di educazione alla cittadinanza, perché Napoli, tutta Napoli, molti dei suoi salotti civici compresi, è troppo abituata a essere suddita e troppo poco abituata a essere cittadina, con i diritti e soprattutto i doveri che l’esercizio della cittadinanza comporta, che non a caso abbiamo una storia così ricca di Masaniello.

* post pubblicato, in una versione in parte diversa e legata a un evento, sul mio blog su Rassegna.it

#lavorobenfatto2

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