Bar Luciano

Se sono a Napoli la mia giornata comincia così. Tra le 6.30 e le 7.00. Domenica compresa. Mangio il cornetto, bevo il mio bicchiere d’acqua fresca temperatura fontana, sorseggio il caffè modello cioccolata anche quando come me lo prendi amaro e faccio quattro chiacchiere con Mario, Armando, Giuseppe, a seconda di chi è di turno.
Sì, il bar Luciano è diventato un pezzo della mia vita, me lo sono portato anche, in forma romanzata come tutto il resto, in Testa, Mani e Cuore, nell’ultima storia, quella raccontata dalla nuvola.
Stamane di turno erano il signor Luciano, la signora Teresa, sua moglie, e, alla macchina del caffè, l’ottimo Mario.
Il discorso è finito sulle nuove tazzine da caffè, più strette e alte, che saranno pure da degustazione, come suggerisce  Mario, ma a me inquietano a causa del naso, il mio naturalmente, diciamo così, pronunciato, che se urto sul bordo mi da noia anziché no.
Commenti e sorrisi generali, con la signora Teresa che per farmi sentire a mio agio dice che anche a lei le tazze più strette non piacciono, quando mi viene in mente che sulle tazzine precedenti c’era scritto “Bar Luciano”. Chiedo se ne posso avere una per ricordo. Mi danno la tazzina, il piattino e anche il cucchiaino. Protendo la mano verso il signor Luciano, gliela stringo e gli dico “grazie”. Risponde “E di che, è una cosa che fa piacere anche a noi”.
Saluti e appuntamento a domani, lunedì, che anche a quell’ora per fortuna c’è movimento e si fa fatica a chiacchierare come usiamo fare ogni domenica, giorno di festa.

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