La fabbrica dell’impossibile

179 scienziati che vi lavorano attivamente. 12 aree di ricerca attive, dai robot umano interattivi alle nanoscienze (studio di “oggetti” di dimensioni inferiori alla molecola che non seguono le leggi di Newton ma quelle della fisica quantistica). Fino all’infinito e oltre.

Di cosa stiamo parlando?
Del Frontier Research System, una sorta di avamposto estremo dei numerosi istituti di ricerca che compongono RIKEN (oltre 3.000 gli scienziati direttamente impegnati nelle diverse attività; quasi 2.550 gli scienziati a contratto; quasi 1200 gli studenti impegnati nelle attività di tirocinio; un budget per il 2007 di circa 90mila milioni di yen (550 milioni di euro).
Ma cosa vuol dire essere avamposto di un contesto nel quale operano, tra gli altri, soggetti come il RIKEN Brian Science Institute, il RIKEN Genomic Science Center, il RIKEN Discovery Research Institute, il Nishina Center for Accelerator Based Science? Dove gli scienziati sono abituati a creare campi di ricerca con le loro proposte? A “inventare” occasioni per poi afferrarle?

Vuol dire che diversamente dagli altri settori di ricerca, dove ad essere finanziati sono progetti che si muovono in direzioni in larga parte prestabilite e ci si aspetta diano i risultati attesi, al Frontier Research System la ricerca è davvero ad alto rischio, dato che sono molto alte le probabilità che non ci siano risultati, o che i risultati non siano quelli sperati.
Cose da (scienziati) pazzi? Assolutamente no.
Non solo perché quando il risultato c’è è di quelli che assicurano un vantaggio cognitivo – competitivo di grande importanza. Ma perché l’imprevedibilità ha molte facce. E le scoperte che avvengono per genio e per caso sono spesso di quelle destinate a lasciare un segno importante nel grande libro della storia.
Il senso del Frontier Research System è tutto qui. Nel suo essere un avamposto verso il futuro. Una geniale, straordinaria “fabbrica” di serendipity.

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