Zona di confine

Jean Baudrillard, parlando di Matrix, il film nel quale molti commentatori hanno voluto vedere una trasposizione del suo pensiero, ha sottolineato come in realtà, proponendo una struttura del racconto nel quale i personaggi o sono nella Matrice, cioè nella digitalizzazione delle cose, o sono radicalmente al di fuori, cioè a Zion, la città di coloro che resistono, i fratelli Wachowski abbiano rinunciato a mostrare ciò che accade nel punto di giuntura dei due mondi, per l’appunto ai confini, e come in questo modo abbiano finito col trascurare proprio l’aspetto più importante e interessante della questione.
L’idea della zona di confine segnala possibilità che non sempre riusciamo ad afferrare. Evoca e opportunità, contesti, prospettive non definibili in una logica bianco o nero, buono o cattivo, giusto o sbagliato.

Francois Jullien (Pensare l’efficacia – Laterza 2006) ricorda l’Ulisse dalle mille risorse, l’Ulisse abile, “astuto”, ingegnoso, polytropos” che rappresenta l’archetipo dell’uomo che utilizza una razionalità diversa e una diversa abilità: “la metis […] “il fiuto”, così come si parla di fiuto negli affari. […] La metis è […] la capacità di trarre vantaggio dalle circostanze, di vedere come la situazione evolve e sfruttare in essa l’orientamento favorevole […] dare prova di metis significa scoprire i fattori “portanti” in seno alla situazione per lasciarsi trasportare da essi”.
Surfare piuttosto che Modellare, suggerisce ancora Jullien. E se fosse questa una prospettiva per il futuro prossimo venturo?

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