Acqaiuolo, l’acqua è fresca? Manco ‘a neve

La rivoluzione non è un pranzo di gala neppure quando è digitale. Si può emergere e stare dalla parte dei vincenti. Ma ci si può anche ritrovare emarginati, esclusi, iscritti a forza nel club sempre affollato degli svantaggiati.

Contano le opportunità. L’esperienza. Il genio. Il caso. L’intuito. Quello che ad esempio anche al tempo dei nuovi media non ti fa perdere di vista l’importanza della selezione e della completezza delle fonti. Non solo perché una società può dirsi a giusta ragione pluralista proprio se e in quanto può disporre di visioni e punti di vista alternativi. O perché oggi più che mai il potere di informare si interseca saldamente con il potere di formare. Ma perché se si sottovaluta questo aspetto si finisce come i troppi investitori che per decidere quali titoli comprare si sono accontentati delle indicazioni delle società di rating che per fare le loro costose analisi vengono pagate dalle emittenti titoli che pagano più volentieri le società di rating che considerano i loro titoli ottimi invece che quelle che li giudicano medio o bassi.

Per sottolineare che una domanda veniva fatta ad un interlocutore interessato e dunque non attendibile a Napoli da ragazzi si usava dire “Acquaiuolo, l’acqua è fresca? Manco ’a neve”. Oggi si potrebbe definirla anche una sorta di antesignana definizione di una malattia sempre più diffusa, il conflitto di interessi.

Dite che è ora di accorgersi che tutto il mondo è paese? Niente affatto. Perché nei paesi normali quando ci si accorge di essere malati non si discetta di né di persecuzioni né di investiture popolari. Semplicemente ci si cura. Scusate se è poco.

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