L’ultima volta

Ultimo rende avvenimento l’evento, lo eleva oltre il quotidiano, lascia un’impressione duratura. […] Perché? Perché cò che avviene alla fine di uan sequenza ne bolla la chiusura, le conferisce finalità. Echi di destino. [Hillman 69]
Portando a conclusione una serie di eventi che sarebbe altrimenti potuta durare all’infinito, l’ultima volta si pone al di fuori del tempo seriale, è trascendente. [Hillman 70]
L’ultima volta trasforma in  poesia l’amore, il dolore, la disperazione e l’abitudine. […] Solleva la vita fuori da se stessa. La trascendenza è appunto questo. Ci sentiamo scossi fin dentro le ossa, come se gli dei fossero discesi nel bel mezzo della nostra vita. [Hillman 70]
L’ultima volta è unica, singolare, fatale. [Hillman 71]
Mi piace immaginare la nostra psiche come una pensione piena di ospiti. […] Una soddisfacente teoria del carattere deve dare spazio a tutti, ai caratteristi, alle controfigure, agli addestratori di animali, alle comparse, agli attori che recitano soltanto una particina e si esibiscono in numeri inattesi. Spesso sono questi a dare allo spettacolo il suo tono tragico, o fatale, o demenziale. [Hillman 72]
Una cultura cieca alle complessità del carattere consente allo psicopatico le sue orge di violenza. Nessuno aveva notato alcunchè di strano perché nessuno aveva l’occhio per vederlo. […] Noi siamo quello che appariamo: vero, ma soltanto quando le apparenze sono lette in modo immaginativo, soltanto quando l’occhio che percepisce studia ciò che vede come se fosse un’immagine duratura.  [Hillman 75]
Nel dramma il carattere si rivela attraverso l’azione. [Aristotele 77]
L’idea di carattere è necessaria in una cultura perché nutre l’immaginazione. [Hillman 80]
Senza l’idea di carattere, nessuna persona ha un valore che duri. Se ciascuno è sostituibile, ciascuno è anche un vuoto a perdere. L’ordine sociale diventa come un battaglione sotto il fuoco nemico; siamo tutti pezzi di ricambio, rimpiazzi per riempire i buchi [Hillman 80]
Noi duriamo come immagini inventate, vuoi nei ricordi della famiglia, nei pettegolezzi dei detrattori o nelle parole dei necrologi. Il nostro carattere diventa fonte inesauribile di storie che aggiungono un’altra dimensione di vita alla nostra vita mentre già, come dati di realtà, stiamo sbiadendo. [Hillman 81]

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