Metti una sera a Bespoke


Di ieri sera mi sono piaciute tante cose, ma naturalmente non ve le dico tutte. Perché? Perché sarebbero troppe e troppo lunghe. Perché ci sono cose che hanno bisogno di tempo e di maturare meglio. E altre che sono fatte di incontri, di occhi, di mani, di intimità.
Diciamo che ve ne dico tre tra quelle mi sono piaciute un sacco.

La prima è Pierpaolo che ancora non so che si chiama Pierpaolo che si presenta con Enakapata e mi presenta la mamma. Io che gli dico “come ti chiami”, lui che mi dice “Pierpaolo”. Io che non faccio in tempo ad aprire il libro e lui che mi dice “per favore  mia madre vuole la dedica con le parole del tuo amico filosofo”. Il filosofo è Salvatore Veca, le parole sono tratte da un suo meraviglioso volume, Dell’Incertezza (Feltrinelli, 1997)  e ci dicono, naturalmente in maniera molto più bella di quanto non riesca a farlo io, che le nostre vite possono dirsi tanto più degne di essere vissute quante più relazioni e connessioni riusciamo a stabilire nel corso di esse. Scrivo, restituisco il libro alla signora, stringo la mano a Pierpaolo, mi resta la gioia sincera che provo ogni volta di fronte ad esperienze, come questa, di comunicazione riuscita.

La seconda è la complicità tra Federica ed Alessia, le due giovani cantanti dei Motor Sound. Che fossero brave io lo sapevo già. Ma non pensavo potessero diventare complici, causa proprio la bravura e la giovane età, due  forze molto potenti per attivare processi di competizione. E invece sì, grazie un poco al coraggio e alla passione di Beppe Del Vecchio,  batterista e guru del gruppo, e  tanto alla loro capacità di vedere, di scoprire, di comprendere, il lato win-win della vita.

La terza è l’entusiasmo, la voglia di confrontarsi e di migliorarsi dei partecipanti al progetto Bespoke  ideato e  diretto da Antonio Gravina. Antonio me ne aveva già parlato. Ma come dice il poeta, di una cosa devi fare esperienza se vuoi comprenderla veramente.
Sono rimasto insomma davvero colpito dalle intersezioni possibili con persone ccosì uguali e così diverse da me.

Viviana Graniero
Splendida serata serendipitosa
Sei serali: svelti saliamo scale, sopraggiungendo speciale salone. Si svolgerà serata straordinaria!
Scrutiamo sguardi stimati, seppur sconosciuti, supposti, sentiti sinora solo su spazi surreali.
Scambiamo sorrisi sinceri, spontanei. Scherziamo. Sentiamo, silenziosamente sedotti, storie su scrittori-scropritori, su “spedizioni” straordinarie, storie semplici scritte sinceramente, senza sovrastrutture.
Si somma sound sensazionale, sottofondo superlativo.
Si susseguono stranissime sensazioni, svariate suggestioni: sicuramente scopriamo senso sostanziale serendipity.
Salutiamo sconsolati, sceglieremmo senzaltro seguitare serata, sfortunatamente siamo senza seicento.
Stranezza : sera seguente siamo ancora soddisfatti, sorrisi stampati senza spiegazione… succede solo sperimentando situazioni singolarmente speciali.

Maria Savarese
Metti una serata a Bespoke…
Metti che arriviamo nella magica galleria Umberto 1 e la prima cosa che incontriamo sono dei ragazzi che giocano a pallone e che sognano di diventare un giorno come Cannavaro.
Se ci è riuscito lui, perché non altri ragazzi napoletani!
Metti che entriamo nell’accademia Bespoke e ad accoglierci c’è il sorriso dolce di Trudy e tante belle persone.
Metti che incontriamo Vincenzo Moretti, un uomo dalla stretta di mano decisa e dallo sguardo familiare.
Metti che inizia a raccontarci delle sue scelte di vita, di quando decide di studiare sociologia, di quando il padre gli chiede cosa avrebbe potuto fare dopo e lui dice: “il disoccupato”. E il padre gli risponde “se ti pace questo tipo di studio, allora fallo!”
Metti che penso ai ragazzi che stavano giocando a pallone e a noi presenti lì, pieni di sogni e di voglia di fare e penso che… se una cosa ci piace, allora possiamo farla!

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