Il mantra della pastiera


Santina Verta, Again
Ed ora … devo solo trattenermi, per non ingoiare tutto voracemente. ..  è arrivato “u camiòn”, Carmelina, mia sorella, ha preparato 3 pastiere … una per Venere e due per me e papà. Io dovrei sentirne solo l’odore, per l’effetto colesterolo a passa 3oo… ma da ieri pomeriggio … già metà pastiera è sparita!
In compenso ho lessato le cicorie di campo, il benefico tarassaco, ora devo cuocere i finocchietti selvatici,  da unire alle fave …”paste e fave cu finucchi i timpa” e se vi aggiungo il soffritto di cipolla e cotenna arrotolata di maiale diventa un piatto esplosivo, immancabile il pizzico di olio piccante. Si  mangia solo una volta all’anno … altrimenti che botto!
La zia Tetè, per gli adorabili monelli ha mandato uova freschissime e uova di cioccolato, lei  sa  esattamente cosa piace loro … in questo periodo “Ben 10”.
Lo zio Tato, che si diletta, nel tempo libero dal lavoro in ferrovia, a pascolare un piccolo gregge di capre e pecore,  ha pensato di barattare due capre e una pecora  per un pony -femmina, già pronta per partorire … Michi mi passa il telefono urlando … – lo zio Tato ci ha comprato un pony … per cavalvarlo quest’estateeeee! — ed io: ma Tato veramente hai preso un pony? –Ma no, è ‘na pony!! …   Ridiamo  e basta … oramai na pony  ci aspetta nel piccolo Ranch!

Santina Verta
Eh no, mi fate sgambetti di golosità… solo  a sentirne parlare ho l’acquolina in bocca… si è già capito che sono incredibilmente attratta dai dolci e  gli effetti si depositano morbidamente sia all’esterno che dannosamente nel circolo colesterolico.  Resisto solo per brevissimi periodi al non – dolce e la pastiera ha quei profumi che irradiano stille di malinconia da afferrare, inglobare, annusare e sbocconcellare col naso sui vetri, furtivamente, con pudore, cercando di scoprire il misterioso richiamo  tenace di tenerezze e candore e baluginio di marachelle.
Un tempo i dolci erano solo un evento straordinario, vicino al mio vicolo c’era “a putia” (negozietto) di Zi Parma e mi era proibito far segnare su “a libretta” generi dolciari. La donnetta, secca, cattivella e vecchiarella usava il nostro orto per lavare panni e stendere e mi lasciava di guardia alla Putia… un giorno bramosa di dolce…quei “Moretti” della Ferrero, detti “chicchirichì”  vi ricordarte? una cialda di cioccolato fondente, una cupoletta di morbida crema bianca  e su fondo waveroso— ebbene erano lì che occhieggiavano— slurpp–prendimi, prendimi… così decisi di chiudere zi Parma col lucchetto ..  intenzionata a fare una scorpacciata… ma ero come paralizzata da aver osato tanto. <finì che a sera le presi dai miei.e addio chicchirichi!
Ora  la pastiera, preparata da mia sorella Carmelina, mi arriva, per Pasqua, con il Camion- corriere  che riempie di profumi calabri le corti dei paesi lombardi e  anche l’umore dei migranti risplende come una melagrana!

Viviana Graniero
E
te
con
uova,
grano,
mangio
gustosa
pastiera
prelibata,
succulenta.
Sorprendimi!

Una “palla di neve” per la pastiera (non c’è bisogno di spiegarlo questo gioco, basta guardarlo)

Vincenzo Moretti
Dolce il grano,
come luna la sera.
Labbra umide.

Maria Paraggio
Sono le sette di mattina, una notte insonne, squilla il telefono. Corro ansiosa: mia figlia è partita per il Texas, mio marito è a Prato per lavoro, mia madre a Saronno e non sta tanto bene, mia suocera in ospedale. Dall’altra parte una voce sconosciuta di donna mi dice: ” Buongiorno signora Maria, lei non mi conosce. Sono tal dei tali, abito a Vallo della Lucania. Vorrei tanto una cortesia da lei”. Tra sorpresa e irritata ( pensavo: ma questa che vuole a quest’ora del mattino, con tutti i miei problemi e le mie ansie) chiedo se per caso non ha sbagliato numero. Lei tranquilla mi risponde: ” No, è proprio con lei che voglio parlare. So che è molto brava a fare i dolci e soprattutto la pastiera. Sono anni che cerco di farla buona come l’ho mangiata una volta a Napoli, ma ho provato tutte le ricette senza risultato. Ho provato anche con quella scritta sui barattoli di vetro che contengono il grano ma non c’è niente da fare”.
A questo punto la interrompo: “Signora, la ringrazio per la stima, ma mi dica, prima di tutto, come ha avuto il mio numero e chi le ha parlato della mia pastiera”. E lei ” Signora Maria, deve sapere che io viaggio spesso perché i miei figli abitano, per lavoro, uno a Torino e l’altro a Bologna”. Sono appena tornata da Bologna. Nel mio viaggio di andata, ho incontrato suo marito che saliva a Prato. Così tra una parola e l’altra, il discorso è caduto sui dolci. Suo marito ha detto che sono poche le volte che compra dolci in pasticceria perché lei, signora Maria, ama preparare torte e biscotti. Lui, che non aveva mai voluto mangiare la pastiera, mangia con gusto solo quella che fa lei. Per favore, mi dia la ricetta ma anche i suoi segreti per farla così buona”. A questo punto che potevo fare?. Le dissi di prendere carta e penna che le avrei dettato la ricetta, pensando che mio marito parla sempre più del dovuto, anche se in me ero felice di sapere che, se pure per la mia arte culinaria, mi apprezzava. Non mancai nessun ingrediente ma l’amore (il mio segreto) che metto nel preparare ogni cosa e che, a parer mio, è l’elemento indispensabile per la riuscita di ogni progetto, quello ce lo doveva mettere lei.

Maria Maddalena Fea
Oggi ho fatto la pastiera
trafficando per tre ore;
or ne sono proprio fiera
me la mangio con ardore!

Carmela Talamo
Si ma mangio me ngrasso
Si ma mangio me ngrasso
Si ma mangio me ngrasso

Concetta Tigano
“Un mantra ha due aspetti: il primo è manana, e significa che ciò che si è ascoltato deve penetrare nella mente; il secondo è trānia, e vuol dire che qualunque cosa sia penetrata nella mente vi deve essere fermamente stabilita e preservata”.
Definizione copiata “precisa precisa” da Wikipedia, così vi racconto come è penetrata nella mia mente e come si è stabilizzata “la pastiera”.
Natale di tanti anni fa … in casa di zii, che amavo tanto, squilla il telefono … risponde un cugino ( tra cugini piccoli e grandi … una dozzina).
“Francesco …ti vogliono….” e lì una fragorosa risata, il Francesco in questione per noi era Ciccio (adesso nonno), chiaro che chiamava una ragazza alla quale lui si era presentato così … vergognandosi come un ladro di quel “nome”.
La ragazza, telefonava da Amalfi, con uno spiccato accento partenopeo, gli “sfottò” non si contavano … Ciccio (rosso peperone), risponde al telefono, con tutti noi attorno (privacy = zero).
L’amore vince su tutto … Graziella entra in famiglia, e quando viene in Sicilia a conoscere il vasto parentado … porta una strana “torta” in quantità adeguata al numero di parenti, “la Pastiera”.
Sublime , deliziosa, una squisitezza … fatta come tradizione comanda, con il grano bollito (e non quello precotto!), mia madre, cuoca perfetta, appena ha saputo dell’elaborata fattura, non si è mai azzardata a provarci!
Successivamente mi è capitato di assaggiarla altre volte, ma ogni volta ricordo con tanta dolcezza quel Natale lontano.

Adriano Parracciani
Past past iera
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