Network Bella Napoli

Quella quasi tutta la mia vita funziona così, anche se adesso sarebbe troppo lungo spiegarlo qui. Comunque alle 5.30 di stamattina mi sono svegliato con questo tarlo in testa: che fare affinché Bella Napoli arrivi ai napoletani che non si nascondono la gravità e la profondità dei problemi che attanagliano la loro città e che però non ci stanno ad essere rappresentati solo dalla monnezza, che c’è, dalla camorra, che c’è, dalla classe dirigente, che non c’è, e così via discorrendo. Come ho scritto nel libro, non mi interessa affermare che Napoli non è solo camorra, Gomorra o monnezza, lo trovo ovvio, banale, equivoco. Ho voluto invece prospettare una condizione di possibilità, di riscatto, e ho voluto farlo raccontando di napoletani normali che danno valore al lavoro, che sentono la responsabilità di fare le cose per bene, che mettono amore, passione, interesse in quello che fanno. Sì, è questo il messaggio che vorrei fare arrivare ai napoletani e anche agli italiani che non si accontentano dei cliché, neanche quelli modello pizza e mandolino.

Ciò detto debbo però confessare che il tarlo delle 5.30, di per sé, non mi ha portato da nessuna parte. Poi però ho dato 5 copie del libro a Beppe che le metterà in bella vista in bottega e magari qualcuno si incuriosice e ne compra una copia, poi ho incrociato su Facebook Rosa Cennamo ed è nata la storia che ho raccontato qui, finché a un certo punto il tarlo è diventato un’idea: la vendita porta a porta, come si faceva quando ero giovane, la domenica, con l’Unità, che poi era anche un modo per parlare con le persone, per sentire gli umori, per ascoltare le richieste e le critiche ma è meglio che lasciamo perdere altrimenti mi metto a piangere.
Vi state chiedendo insomma cosa ho in mente di fare? Ve lo riassumo per punti, così faccio prima e sono più preciso, perché per me è una cosa seria e importante. Facciamo così, metto prima il cosa vorrei fare, poi il come vorrei farlo e infine il perché, secondo me, dovreste farlo:

Cosa

1. Vorrei creare su tutto il territorio nazionale, nelle grandi così come nelle piccole città una rete di amici che mi aiutino concretamente a far leggere, conoscere, comprare Bella Napoli.

Come
1. Chi è interessato mi fa una richiesta di 3 o 5 copie (in casi eccezionali si può valutare una richiesta di 10 copie, anche per la ragione che potete leggere al punto successivo).
2. Io pago le copie in una Feltrinelli qui a Napoli, e voi le andate a ritirare  nella Feltrinelli più vicina a voi (è un servizio che offrono da tempo; è vero che dal punto di vista economico non ci guadagnate niente ma naturalmente non vi viene chiesto neanche di spendere niente).
3. Voi ritirate le copie, se le vendete mi mandate i soldi (anche in questo caso senza costi per voi, e con un minimo dispendio di tempo) se non le vendete me le restituite (ci incontriamo, vi mando io un corriere, ecc., comunque sarà mia cura torvare la soluzione senza impicciarvi troppo).

Perché
1. Per partecipare a un progetto che vorrei continuasse, generasse ulteriori contenuti e iniziative, producesse nuove idee. Un progetto con al centro le persone e il loro lavoro. L’idea  è in definitiva  quella di partire da Bella Napoli per arrivare a Bella Italia, insomma quella di raccontare l’Italia attraverso il lavoro.

2. Per contribuire a costruire dal basso una rete che poi possiamo tutti utilizzare alla pari per altri progetti e iniziative.

3. Per amicizia e affetto nei miei confronti. Come  Salvatore Veca, “non mi piace l’ospitalità opportunistica o quella sciatta, sbracata. Mi piace l’attenzione. E la cura, discreta, nel ricevere, nella cerchia della philia, ha una sua naturale bellezza”.

Ciò detto, aggiungo alcune altre considerazioni che nella prima edizione di questo post non ho scritto perché mi sembrava un pò scontato:

1. Se la mia proposta esperimento dovesse funzionare, come spero,  sul piano pratico per me questo significherà investire tempo e soldi, due risorse assai scarse e dunque preziose in questa fase della mia vita.  La mia insomma non è una proposta commerciale. A Napoli il libro è stato recensito molto bene e va alla grande, ho ragionevoli motivi di ritenere che nelle prossime settimane la sua visibilità aumenterà di molto anche a livello nazionale in termini di recensioni, presentazioni, presenza nelle librerie e vi assicuro che per un libro delle sue dimensioni va più che bene così.

2. Come ho scritto nel mio libro, penso che “la grandezza, le speranze e le opportunità di una nazione, la nostra più delle altre, sono strettamente legate al rispetto che essa ha, e mostra, per il lavoro e per chi lavora, a ogni livello. Se l’Italia non ha più una visione condivisa del proprio futuro, se è diventato un paese di poche speranze e con scarse opportunità, in primo luogo per le generazioni più giovani, quelle che più delle altre avrebbero invece bisogno di proiettare l’ombra lunga del futuro sul presente, è esattamente perché alle vie del lavoro e della partecipazione ha preferito quelle della ricchezza senza capacità, del comando senza responsabilità, dell’arrivismo senza regole, della notorietà senza merito.
Mio padre lo avrebbe detto a modo suo, con il vocabolario di un operaio che aveva conseguito la licenza di quinta elementare con l’avvento della seconda guerra mondiale, ma state certi che lo avrebbe detto che non ci vuole un arco di scienza per comprendere che se non si ridà valore, dignità e considerazione sociale al lavoro e a chi lavora non si va da nessuna parte”.
Ecco, l’idea che mi sono fatto è che raccontare il lavoro può essere una buona maniera per  contribuire a ridare senso e identità al nostro Paese e per questo, l’ho annunciato nel corso della presentazione a Napoli, sto cercando di trovare le risorse per portare avanti questo progetto.

3. Da solo non ce la faccio, non ce la posso fare. Molte/i di voi hanno delle belle teste, dei bei cuori, dei bei rapporti umani, in minima parte li ho potuti verificare da vicino, per la maggior parte lo capisco dalle belle cose che scrivete sulla piazza di Enakapata. A me questa storia del Network Bella Napoli è sembrato un modo stirngere ancora più rapporti e ancora di più i rapporti, un modo per cominciare un viaggio, per incontrare esperienze, avendo un’occasione concreta senza la quale a volte, preso dalle mille cose che faccio, non riesco a dare la necessaria priorità.

4. Penso di avere l’età giusta per cominciare questo viaggio, non vado di fretta, dare mi piace come ricevere e imparare più di insegnare, ma ho bisogo del vostro aiuto. Naturalmente le cose si possono fare anche in altra maniera (presentazioni, incontri, ecc.) ma il mio istinto mi dice che questa cosa dei libri da vendere crea una selezione, determina un legame. Naturalmente posso sbagliarmi e dunque continuo a restare in ascolto. Come fare per dirmi cosa ne pensate, con la sincerità necessaria, lo sapete.
Grazie a tutte/i voi a prescindere.

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