No no no. Grazie grazie grazie

by Matteo Arfanotti

by Matteo Arfanotti

Mi sono concesso quasi una settimana di tentennamento, il fatto è accaduto sabato scorso, ma poi ho deciso di raccontarvelo, anche se il fatto è di quelli che basta poco per finire nella cartella “tarallucci e vino”, di più, “Napoli, Pulcinella, la pizza e il mandolino”, ancora di più, “chi ha avuto ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, ha dato, scurammece ‘o passato” insomma proprio quelle cartelle che io non sopporto, di più, le detesto, perché penso che noi napoletani con questa filosofia ci siamo fatti già troppo male, che per noi domani non sarà mai un altro giorno fino a quando non torneremo a indignarci,  a ribellarci, a impegnarci, a cambiare profondamente noi stessi e molti dei nostri modi di fare.
Perché ho deciso di raccontarvelo? Non ve lo dico, tanto leggendo leggendo lo scoprite da soli.

Sabato 24 settembre, scendo come ogni sabato quando vado da Cinzia alla fermata della Cumana del Fusaro. Si chiudono le porte, il segnale è verde, il treno sta per ripartire, quando un vecchietto con un bastone in una mano, un paniere di frutta nell’altra, “si butta” dal lato opposto sui binari e comincia lentamente ad attraversarli.
Il movimento del treno è quasi impercettibile, poi ritorna fermo. Il vecchietto con faticosa lentezza attraversa i due binari e risale sul “nostro” marciapiede. Il macchinista abbassa il finestrino e gli dice “nonno, c’è il sottopassaggio, non dovete attraversare i binari, può essere molto pericoloso, può passare il treno e succede una disgrazia”. Il vecchietto prima non risponde, la testa china, poi sussurra “lo so”, senza alzare gli occhi da terra, poi si ferma, rimane immobile, senza aggiungere né chiedere altro. E’ il macchinista a domandargli “ma voi non dovete prendere il treno?”. Solo a questo punto il vecchietto muove appena la testa mentre il viso gli diventa rosso fuoco. Il macchinista sorride, gli apre le porte, gli dice “Avanti, salite, ma non lo fate più”. “No no no”, “grazie grazie grazie”. Poi le porte si richiudono e il treno riparte.

Certe volte penso che è vero. Napoli è davvero una città particolare.

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