Post sulla felicità

L’idea stavolta mi è stata data dai post di Rossella Cacace e Grazia Leone.
Le loro parole sul diritto ad essere felici e sulla determinazione necessaria per realizzare tale diritto possono essere il punto di partenza per una nuova, sono convinto bellissima, discussione.
Dite che la lettera sulla felicità l’ha già scritta Epicuro? Infatti, i nostri saranno i post sulla felicità. Forza, donne e uomini di Piazza Enakapata, raccontate la vostra ricerca della felicità, cosa avete fatto e cosa intendete fare affinché, riflettendo sulle vostre vite, possiate cliccare sul pulsante “mi piace”. Non si tratta insomma di dare consigli o, meno che mai, ricette sulla felicità, semplicemente di raccontare se stesse/i e il proprio rapporto con la ricerca della felicità. Naturalmente, nel rapporto con la felicità ci sta anche il fatto di non averla ancora trovata  o di averla persa e non averla ancora ritrovata.
So di poter contare su di voi. Buona partecipazione.

Deborah Capasso de Angelis
In questo periodo della mia vita penso spesso alla felicità. Ma faccio un errore, la lego indissolubilmente ai miei desideri. Sono molte le cose che desidero ed allo stesso tempo non so di preciso se poi mi renderanno felice.
Poi,inevitabilmente, il pensiero corre ai momenti di maggiore esaltazione, di effervescenza, di distacco dal quotidiano e accade una cosa strana….sono ancora felice.
Non è un tuffo nel passato o un vivere di rimpianti, non voglio rivivere quei momenti che sono unici ed irripetibili è semplicemente il comprendere che, secondo me, la felicità non è un istante ma resta dentro te e compensa il non-felice della vita.
Insomma la felicità non si esaurisce, non è vincolata all’attimo in cui essa si prova ma s’insinua nell’anima di chi sa conservarla.

Grazia Leone
Dire ‘sono felice’ non implica uno stato di esaltazione e di euforia permanente,  perderemmo la ragione in breve tempo   se così fosse.
So che scriverò cose scontate  ma la felicità può diventare  uno stato generale se fatto di tantissime piccole cose che messe tutte insieme ci fanno stare bene e  in pace con noi stessi. Guardare un tramonto, camminare a piedi nudi nell’erba, una cena con gli amici, una passeggiata nel bosco, un profumo che ci ricorda un bel momento passato,  fare una torta, il figlio che ci racconta una barzelletta, il grazie di un collega a cui abbiamo dato una mano, anche solo soffermarci su un  singolo pensiero che ci è passato per la mente in un determinato momento, sono infinite le piccole e apparentemente insignificanti cose che riempiono la vita e che fanno da  intermezzo agli affanni quotidiani.
Al di là delle inevitabili avversità che la sorte tiene in serbo per ciascuno, io penso che la felicità sia già dentro di noi, bisogna imparare a riconoscerla e a tirarla fuori, è un  compito arduo e può non bastare una vita intera per riuscirci ma bisogna almeno provarci.
Lo ammetto, oltre che scontato ciò che ho scritto è anche banale… cosa mi resta da dire? Che allora la felicità, quella autentica, è fatta di banalità.
C’è una poesia di Borges che mi piace, non so quanto sia in tema  ma mi fa pensare a tutte le cose che si possono fare prima che sia troppo tardi.

Istanti
Se io potessi vivere nuovamente la mia vita
nella prossima cercherei di commettere più errori.
Non tenterei di essere tanto perfetto, mi rilasserei di più
sarei più stolto di quello che sono stato,
in verità prenderei poche cose sul serio.
Correrei più rischi, viaggerei di più, scalerei più montagne,
contemplerei più tramonti e attraverserei più fiumi,
andrei in posti dove mai sono stato,
avrei più problemi reali e meno problemi immaginari.
Io sono stato una di quelle persone che vivono sensatamente,
producendo ogni minuto della vita.
E’ chiaro che ho avuto momenti di allegria,
ma se tornassi a vivere, cercherei di avere soltanto momenti buoni.
Perché di questo è fatta la vita,
solo di momenti da non perdere.
Io ero una di quelle persone che mai andavano da qualche
parte senza un termometro, una borsa d’acqua calda, un ombrello e un paracadute:
se tornassi a vivere, viaggerei più leggero.
Se io potessi tornare a vivere, comincerei ad andare scalzo
all’inizio della primavera
e continuerei così fino alla fine dell’autunno.
Girerei più volte nella mia strada, contemplerei più aurore
e giocherei di più con i bambini.
Se avessi un’altra volta la vita davanti…
Ma, vedete, ho ottantacinque anni e non ho un’altra possibilità.

Concetta Tigano
Felicità…è una gran bella ed impegnativa parola!!!
L’ho provata tante voltre , ed è sempre un colpo, un’emozione fortissima che ti lascia senza fiato, peccato che non sempre  dura….
Il primo bacio
Il primo amore (non sempre coincidono…:-))
Andare a studiare fuori casa
La laurea
Il primo stipendio
Un alunno che ti dice ” finalmente prof. ho capito!!”
Metter su casa con l’uomo che ami
La nascita dei figli ( la più grande!!)
…….facciamo un salto!!!!che è meglio!!!!!
Essere in grado di farcela
Sapere che l’intervento è riuscito
Emozionarsi ancora…ascoltando una “canzone”
Rivivere momenti che si credevano perduti
e…non ultimo far parte di una super-band come questa!!!!!!

Cinzia Massa

Mentre decido cosa scrivere, ecco una poesia di Totò, giusto per non vedere soltanto il lato bello della questione.

Felicità!
Vurria sapè ched’è chesta parola,
vurria sapè che vvo’ significà.
Sarà gnuranza ‘a mia, mancanza ‘e scola,
ma chi ll’ha ntiso maje annummenà.

Nando Santoro
Lo spunto di Rossella e Grazia (rimbalzato da Enzo e poi giù o su per li rami, fate voi) è assai interessante. E ho pensato subito alla Costituzione americana. Che è l’unica (credo) che mette il perseguimento della felicità fra gli obiettivi del popolo (We the people). Forse per i principi del giusnaturalismo ai quali i Padri costituenti si uniformavano. O per quella ingenuità di fondo che viene sempre riconosciuta come tratto principale degli yankee. O forse perchè a fondare gli Usa fu una miscela di popoli ed etnie scappate dalle persecuzioni politiche e religiose e dalle guerre del Vecchio Continente. O forse perchè la felicità è una delle poche cose concrete – ancorché indefinibili – che l’uomo può perseguire? a tutte queste opzioni, per ora, rispondo con un eloquente ed impegnativo “Boh?”. Ma non è detto che, speculando speculando, non riesca a tirare fuori qualcosa di buono. Hai visto mai…

Santina Verta
La felicità ..attimi estatici di stupore condiviso da un sorriso!
Per cui posso dire che esiste anche incosapevolmente!
Mica mi sorride il monte Rosa che riflette i raggi del primo sole… la carica di sorrisi rende quei momenti abbaglianti e molti visi distratti si lasciano attrarre dalla scia di colori!
Mi sorprendo di quanti granelli di felicità raccolgo nei bagliori che si ripetono con un ritmo frequente, fra albe e tramonti e lune di marmellata fanno un bel bignè!
Se vi trovate a passare..largo ai sorrisi!
E se , per caso, sentite qualcuno che urla…” correte ..salite… di corsa….” è per l’incontenibile contentezza di vedere stagliarsi all’orizzonte  Stromboli, magari fumante! ovviamente nell’altro lato del Rosa!
Oppure saltello in tumultuoso silenzio, quando una timida violetta si affaccia sui muri  intorno casa… attimi di felicità!

Daniele Riva
Ci sono certe mattine di martedì, quando sono a Milano, che mi capita di attraversare il Parco Sempione e uscire dal Castello Sforzesco dalla Porta del Filarete: fuori c’è la grande fontana che eleva al cielo i suoi getti; dietro il sole si leva sui palazzi ottocenteschi di Via Dante, dipingendo riflessi iridescenti sull’acqua. In quel momento io mi sento felice, senza un perché. Immotivata felicità e forse per questo ancora più apprezzata. Per il resto, io non credo alla costituzione americana che mette il diritto alla felicità tra i suoi requisiti fondamentali. Si può provare a essere felici ma niente e nessuno può garantire la felicità. La vita ha i suoi colpi, il destino sa essere crudele. Per questo ho raccontato quella mia “felicità di niente”, per non sembrare un cinico pessimista, cosa che non sono, come possono testimoniare anche i miei nuovi amici napoletani. Se Gesualdo Bufalino scrisse che “la felicità esiste, ne ho sentito parlare”, io posso dire che esiste perché so di averla provata, di provarla, anche se non può essere uno stato continuativo. Dobbiamo soltanto coglierla, quando si presenta, come un bel frutto dorato sull’albero dei giorni…

Antonella Romano

Io non credo che nella vita si possa essere felici in generale.
Si può essere più o meno soddisfatti della propria esistenza ma parlare di felicità secondo me è una questione più complessa.
La felicità per me è questione di attimi.
E’ euforia e gioia assoluta.
E l’unica cosa che possiamo fare è stare bene attenti a non guastare questi momenti e viverli intensamente distaccandoci da qualsiasi problema e preoccupazione.
Uno dei giorni più felici della mia vita fu il 26/02/2009, lo ricordo ancora, tensione mista a eccitazione e poi una sensazione di liberazione assoluta, in due parole, la tanto attesa LAUREA!
Ovviamente di momenti felici, per fortuna ce ne sono stati tanti altri ma, quel giorno lo ricordo soprattutto perché non ero sola, c’erano le persone più importanti della mia vita lì a gioire per un mio traguardo raggiunto. Insomma, un mix perfetto di liberazione/gioa/amore e per questo probabilmente rimarrà sempre un giorno indimenticabile, ma pur sempre una parentesi.
Più che di felicità credo che sia più giusto parlare di “pace”.
La pace non è questione di attimi ma può durare per anni se solo si è in grado di trovare un giusto equilibrio.
Io personalmente l’ho trovata per poco tempo ma è stata un’ottima lezione di vita. Complice un viaggio in Kenya e un modo di dire “pole pole”.
Pole pole vuol dire piano piano.
Sembrerà banale ma credo che sia questa la chiave di un’esistenza serena.
La ricerca di altri ritmi che più si addicono agli esseri umani.
Nessuno ricorda più come si viveva qualche decennio fa. Quando ancora non esisteva il traffico, le auto e i ritmi frenetici ai quali ci siamo, nel corso del tempo, abituati.
Quando è stata l’ultima volta in cui mi sono fermata? Non lo so, non lo ricordo. Corriamo sempre senza avere la minima cognizione di dove andiamo e a questo punto che senso ha vivere dei momenti di felicità se poi non li si ricorda?

Grazia Leone
La felicità non è solo un diritto ma anche e soprattutto un dovere.
Abbiamo il dovere di essere felici anche a costo di scappare. Io sono scappata, già adulta, decisa e con bene in testa cosa volevo. Volevo poter scegliere il mio futuro e dove vivevo prima non era possibile. Sono partita una mattina e per metà viaggio non sono stata in grado di dire una parola ma non ho versato neanche una lacrima. Dopo quasi quattordici ore sono arrivata a Monza, avevo con me solo le valigie con i vestiti e i miei libri, sono entrata nel mio monolocale, ho posato i bagagli e ho mormorato: ecco, ora comincia la mia vera vita.
Quanto è stata dura! Per mesi mi sono sentita sola e disperata, per farmi coraggio mi ripetevo come un mantra ‘ce la faccio sono forte, ce la faccio sono forte’ piangevo di notte o nella doccia, per non farmi vedere da nessuno.
Ci vogliono forza e coraggio per iniziare una nuova vita in un altro posto, bisogna essere disposti a contare solo sulle proprie forze, bisogna imparare ad avere fiducia in se stessi e a fare i conti con la nostalgia. Bisogna anche accettare a priori il fatto che una volta partiti si può non tornare.
Alla fine il mio mantra mi è stato utile, ho trovato quello che cercavo, o meglio, ho realizzato ciò che desideravo, me lo sono guadagnato. Oggi ho quasi paura a dire ‘sono felice’, lo dico sottovoce anche se tutto quello che sono e che ho lo devo unicamente a me stessa e alla mia determinazione.

Rossella Cacace
Ognuno ha la sua storia…ognuno il suo vissuto…ognuno i suoi perchè…
Io sono la Rossy di Tel Aviv, di cui Anto parlava nel suo commento…e sì, me ne sono andata 8 mesi fa. Potrei dire che sono andata via per molte ragioni: perchè stanca del mio Paese e della mia città, per amore, per un sogno…quello che però ho capito in questo periodo di tempo è che non c’è sempre un motivo REALE per il quale andiamo via. Non è solo per il lavoro, per l’amore o per altro. Si va via quando si trova la pace e la serenità altrove. Io sono partita con 500 euro in tasca. Avendo un appoggio certo, ma comunque con 500 euro, in un Paese di cui non conoscevo la lingua, nel quale non avevo un permesso di lavoro che ho ricevuto solo dopo 2 mesi. Eppure, anche nei momenti difficili, io ero felice! Ero felice solo di uscire e camminare in questa città! Ed è questo che ancora oggi, dopo 8 mesi di cui 5 di lavoro, mi stupisce ogni giorno: sono felice di fare tutto! Di prendere l’autobus, di fare la spesa, di sistemare casa MIA!!!Di uscire con i miei nuovi amici qui…E’ questo che conta!! Ricercare e raggiungere la propria felicità che deve essere INDIPENDENTE dal luogo o dal tipo di lavoro o dai soldi!! Non è quindi una norma uguale per tutti!!Non è una regola generale!Si resta se si è felici! Si va via se si è felici di farlo!Ecco perchè odio quando mi si dice che sono scappata! Che l’ho fatto perchè non avevo scelta! Non è vero! Ho fatto la mia scelta!! E la mia scelta è stata di essere felice! Ora sta voi! Fate la VOSTRA scelta!!

 

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